Navi bianche italiane - Navi ospedale

Le “navi bianche italiane”

Durante il secondo conflitto mondiale era di vitale importanza riuscire a soccorrere in tempi brevi e in modo adeguato i feriti. Oltre agli ospedali da campo, risultarono essere di importante supporto le “navi bianche”. Navi aventi la funzione di ospedale e operanti sotto la copertura internazionale della Croce Rossa.

Non vi fu molto rispetto da parte del nemico per le “navi bianche italiane”, come venivano chiamate queste navi ospedale. Le navi Po, California, Arno, Sicilia, Città di Trapani furono affondate per siluramento. Le navi Tevere, Orlando e San Giusto andarono perdute per bombe di aeroplani o per urto contro mine.

Inoltre altre navi (Virgilio, Toscana, Aquileia e Capri) furono attaccate e danneggiate, mentre la Principessa Giovanna fu oggetto di mitragliate.

Furono violazione deliberate delle convenzioni internazionali? La verità è ancora da decifrare. Gli inglesi alle accuse di non aver rispettato le convenzioni internazionali rispondevano che spesso le navi ospedale italiane, invece dei feriti, caricavano truppe e munizioni per i fronti, per farli arrivare a destinazione sotto la copertura del la Croce Rossa.

Cosa erano le navi ospedale

Le navi ospedale erano mercantili requisiti che venivano convertite in ospedali naviganti. Conservavano il proprio equipaggio, al quale si aggiungevano i medici, gli infermieri e le crocerossine. Queste navi prendevano gli ordini da un colonnello medico di Marina, il quale affiancava il comandante della unità.

Molti piroscafi, divenuti nave ospedale al tempo della campagna d’Etiopia, furono successivamente riconvertiti al primitivo impiego.

Solo il California e l’Aquileia mantennero il ruolo di nave ospedale e vennero tenuti in posizione di riserva fino al maggio 1940, quando entrambe furono rimesse in funzione.

Le missioni, la storia… la fine di alcune delle navi bianche italiane

Nave Ospedale Po

Le "navi bianche italiane"
Nave Ospedale Po

La Po fu una delle prime unità ad essere trasformata in nave ospedale allo scoppio della guerra. In origine questa nave era stata un piroscafo di 7.289 tonnellate, costruito nel 1911 e appartenente al Lloyd Triestino.

La nave Po ebbe breve vita: entrata in servizio nel luglio 1940, fu colata a picco, il 14 marzo 1941, da un attacco notturno di aerosiluranti, mentre si trovava nella rada di Valona per imbarcare feriti provenienti dal fronte greco.

La colpa di questo affondamente non può essere attribuito agli inglesi. Infatti, forse per evitare il riconoscimento del porto da parte dei ricognitori nemici, il Po aveva quella sera tutte le luci di bordo spente, mentre la convenzione di Ginevra faceva obbligo alle navi ospedale di mantenerle sempre accese.

Su di essa si trovava come crocerossina Edda Ciano, che si salvò. Altra sorte purtroppo tocco ad altre tre crocerossine. Durante le concitate fasi dell’abbandono nave, una scialuppa si capovolse, facendo annegare due crocerossine, Vanda Secchi ed Ennia Tramontani, mentre una terza, Maria Federici, perse la vita nel tentativo di salvarle.

Nave Ospedale Aquileia

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Nave Ospedale Aquileia

L’Aquileia era stata costruita nel 1914. Si trattava di un vecchio trabiccolo, ancora dotato di caldaie con forni alimentati a carbone, per cui frequentemente era soggetta ad avarie di macchina, pertanto doveva procedere a velocità ridottissima, oppure era costretta a lunghi periodi di inattività in cantiere, per riparazioni.

Nonostante tutti i problemi riuscì a navigare fino all’armistizio. Il 15 settembre 1943, dopo essere stata catturata dai tedeschi, fu affondata a Marsiglia.

Nave Ospedale California

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Nave Ospedale California

La prima missione della nave ospedale California fu assai penosa. Aveva rimpatriato da Bengasi, oltre al previsto carico di ammalati e feriti, nel luglio 1940, anche i feriti dell’incrociatore Giovanni dalle Bande Nere, superstite del combattimento di Capo Spada, che aveva visto l’affondamento dei gemello Colleoni”.

La California fu colpita a poppa da un siluro d’un aerosilurante inglese la notte del 10 agosto 1941, verso le 23, durante un attacco alla rada di Siracusa, dove la nave era all’ancora.

A mezzogiorno dell’11, questa nave ospedale ormai parzialmente affondata, giaceva su un fondale con l’acqua fin quasi alla coperta.

Fu deciso che l’equipaggio e il personale medico l’abbandonassero, nella speranza di poterla recuperare in seguito. Essendosi ciò rivelato impossibile, venne demolita sul posto, dopo che il materiale di bordo era stato portato a terra.

Era stata una delle nostre “navi bianche” più efficienti, con una trentina di missioni al suo attivo, effettuate specialmente nel Mediterraneo orientale.

Nave Ospedale Gradisca

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Nave Ospedale Gradisca

La nave ospedale Gradisca, un ex piroscafo fabbricato in Olanda, alla battaglia di Capo Matapan fu di vitale importanza per il recupero e il salvataggio dei naufraghi.

La battaglia di Capo Matapan fu la più grave sconfitta navale subita dall’Italia nel corso dell’intera guerra.

La battaglia avvenne, come é noto, nella notte del 29 marzo 1941. In questa battaglia vennero colati a picco tre incrociatori italiani, il Fiume, lo Zara e il Pola. Le perdite risultarono ingenti.

Furono gli stessi inglesi a segnalare a Supermarina il punto esatto dove era avvenuto lo scontro, perché si potessero soccorrere quei naufraghi che essi non erano in grado di fermarsì a raccogliere, trovandosi sotto la minaccia di bombardamento da parte di aerei tedeschi.

Come fu scritto quanto fecero gli inglesi fu “un gesto cavalleresco che dimostrò una volta di più lo spirito di solidarietà che da sempre accomuna i marinai di tutte le nazionalità“.

Nonostante lo stato di profonda prostrazione in cui erano caduti i comandi italiani a causa della disfatta, e lo stato d’animo ben comprensibile che ne era seguito, vi fu una tempestività ammirevole nell’eseguire l’ordine di soccorso suggeritoci dagli stessi inglesi.

La nave ospedale Gradisca venne dunque dirottata sul posto e recuperò quanti più naufraghi riuscì di imbarcare. Pochi, purtroppo, rispetto agli oltre tremila marinai che perirono in quella drammatica notte.

Dopo l’otto settembre la Gradisca fu catturata dai tedeschi a Patrasso, in Grecia.

Nave Ospedale Ramb IV

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Nave Ospedale Ramb IV

La Ramb IV era una bananiera trasformata in nave ospedale e di base a Massaua in Eritrea. Fu catturata dagli inglesi nel 1940 quando presero la città. Successivamente venne affondata nel Mediterraneo.

Nave Ospedale Toscana

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Nave Ospedale Toscana

Il Toscana era stata realizzato come piroscafo passeggeri del Lloyd Triestino, trasformato all’inizio del 1941 in nave ospedale ed entrata in servizio sul finire del 1942.

La nave ospedale Toscana fu una delle più attive unità ospedaliere italiane e portò a termine ben 54 missioni, trasportando 4720 feriti e naufraghi, e 28.684 ammalati.

Un ruolo importante sotto l’insegna della Croce Rossa

Le 19 navi ospedale della marina italiana effettuarono durante il secondo conflitto mondiale oltre 700 missioni per trasporto feriti e ammalati e soccorso naufraghi. La percorrenza totale fu di oltre 310.000 miglia.

Importanti furono in modo particolare le tre missioni con cui si ricondussero in patria oltre trentamila civili italiani dall’ex impero, ossia dall’Africa orientale ormai caduto in mano inglesi. Esse si svolsero rispettivamente dal marzo al giugno 1942, dal settembre 1942 al gennaio 1943, dal maggio all’agosto 1943.

Vi furono impiegati, sotto le insegne della Croce Rossa, i grandi piroscafi Saturnia e Vulcania, seguiti ad otto giorni di distanza dal Cesare e dal Duilio.

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