Con l’arrivo dell’estate in spiaggia è bellissimo farsi un bagno, farlo a mare lo è ancor di più. Ma come sappiamo, senza fare allarmismo, anche il nostro luogo preferito può nascondere dei pericoli. Uno dei principali pericoli è la sincope da idrocuzione.
Ma cos’è la sincope da idrocuzione?
Letteralmente è una sincope da immersione rapida, specialmente fredda, caratterizzata da riflessi neurovegetativi che possono causare anche morte per arresto cardiorespiratorio o annegamento.
La temperatura del nostro corpo si aggira attorno ai 37°C, mentre quella del mare, lago o fiume, solitamente sui 18. Lo sbalzo è davvero eccessivo e il cervello va in tilt. Se dovessimo tornare alla spiegazione medica diremmo che “il meccanismo comincia con una vasocostrizione, che a sua volta provoca riflessi a livello di tronco dell’encefalo.
In quegli attimi vengono interessati sia i centri di regolazione cardiaca che quelli respiratori (arresto cardiorepiratorio). Se invece non sono coinvolti i centri bulbari in modo letale, l’arresto di circolazione e di ossigenazione provoca comunque una sincope con perdita di coscienza”.
Quella che dunque, viene impropriamente definita come congestione, in realtà è proprio la sincope (o sindrome) da idrocuzione, ovvero l’impatto brusco della cute con l’acqua fredda che provoca un violento e transitorio riflesso vagale che riduce drasticamente la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa.
Se questa condizione dura più di qualche secondo si può arrivare alla perdita di coscienza, rischiando così la morte per annegamento.
Cosa fare allora per evitare tutto ciò? I medici consigliano di entrare in acqua un po’ alla volta così da evitare sbalzi termici e bagnandosi gradualmente quando si è in presenza delle condizioni prima descritte. E ricordate la prudenza non è mai troppa perché la sincope da idrocuzione può essere fatale.